L’idea del capannone non è in fondo così sbagliata. Il Ruins pub nasce con un’idea, quella di riprodurre in Italia il concetto ungherese di “ruin pub” appunto, ovvero di un locale che nasce in maniera semi-clandestina dalle ceneri di un edificio abbandonato, arredato in maniera minimal, un po’ vintage e un po’ trash. L’ingresso è un po’ nascosto, vi si arriva scendendo una rampa con cancello che dà esattamente l’impressione di dirigersi verso una vecchia rimessa o un magazzino di qualche negozio. Il Secco nella foto infatti sembra soffrire.
Scendendo scopriamo anche un piccolo parcheggio da una decina di posti auto che non fa mai male. L’interno è molto ampio, diviso in due grandi ambienti da una serie di colonne con mattoni a vista: la parte di sinistra, soffitto molto alto, dedicata agli eventi. C’è un maxischermo e si sta tenendo una serata “quizzettone”. La parte di destra, dedicata esclusivamente ai drink è quella invece di fronte al bancone.
Nonostante le rimostranze di Alessietto, decidiamo di non partecipare al quizzone e ci accomodiamo al tavolo. La sentenza di Dildo è: “non distraiamoci: siamo qui solo per trincare”. Diamo uno sguardo in giro. L’idea generale è quella di un arredamento un po’ freddo (sarà per le luci bianche) e assemblato un po’ alla rinfusa. Alle pareti troviamo disegni pop su John Lennon e i Pink Floyd, ma anche motivi psichedelici e ritagli calcistici di giornale. I tavoli sono da bar e sulle tovagliette che ci vengono portate è stampata la pubblicità de “I Soliti Idioti 2”.
Ciò che attira la nostra attenzione è il bancone, con la bellezza di 12 vie. Le finte ragnatele e le luci fluo non lo rendono proprio il nostro ideale, ma la promessa di una vasta scelta di birre è per noi sufficiente. Rimaniamo però un po’ delusi sfogliando la carta delle birre. Fra quelle trovata a disposizione erano: Lindemans Sidro, La Guillottine, Lupulus, Mikkeller Citra, Troubador, Magma, Belgica Triple, Delirium Nocturnum, Crest Super, Bavarias Best.
Alessietto opta per la Belgica, il Secco sceglie La Guillotine, Rick Mama (special guest della serata) la Bavarias (ahiahiahiahi) e il Dildo, che ci vede sempre più lungo di tutti (non a caso è un figo), la Mikkeller Citra. A parte il fatto che ci vengono servite ghiacciate, la Guillotine aveva un po’ di ferroso. Solo la Mikkeler, particolarmente in forma, ottiene l’apprezzamento generale. Plaudiamo invece al fritto misto, una abbondante porzione di patatine, olive ascolane, crocchette di patate e pollo, supplì e tanta roba, con cui in quattro avremmo fatto un ottimo aperitivo.
Prezzi buoni, personale molto gentile e cortese. Per noi amanti della birra, non proprio l’ideale di birreria.
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